Foto Vatican Media/SIR

La finanza non può mai degenerare in criteri usurai, mentre deve sempre aiutare a favorire un’economia di pace. Il messaggio arriva da Papa Francesco che nella mattinata di lunedì 16 dicembre nella Sala Clementina ha ricevuto in udienza le delegazioni di alcuni istituti bancari italiani (in foto). Nel discorso di Francesco l’amara constatazione che nelle banche l’unico criterio sia troppo spesso il profitto con una critica a quelle multinazionali che spostano attività in luoghi dove è più facile sfruttare il lavoro mettendo in difficoltà famiglie e comunità.

Un’articolata riflessione che ha visto il Pontefice citare il servo di Dio don Primo Mazzolari, il parroco di Bozzolo di cui è in corso il processo di beatificazione e sulla cui tomba proprio Papa Francesco aveva voluto farsi pellegrino nel giugno del 2017, dopo aver fatto avere nel gennaio dello stesso anno una rosa d’argento da porre sulla sua tomba a Bozzolo.

«Care amiche, cari amici, gli istituti bancari hanno responsabilità grandi per incoraggiare logiche inclusive e per sostenere un’economia di pace – ha detto il Pontefice concludendo il proprio discorso –. Il Giubileo alle porte ci ricorda la necessità di rimettere i debiti. È la condizione per generare speranza e futuro nella vita di molta gente, soprattutto dei poveri. Vi incoraggio a seminare fiducia. Non stancatevi di accompagnare e di tenere alto il livello di giustizia sociale». E ha quindi proseguito prendendo a prestito proprio le parole del sacerdote cremonese: «Così scriveva – ha ricordato Papa Francesco – don Primo Mazzolari: “Il peso del giorno dev’essere equamente ripartito su tutte le spalle che possono portare. A questa iniziale equità si arriva educando la coscienza –  educare la coscienza! – a un profondo e delicato senso di responsabilità sociale, così che il sottrarsi al doveroso contributo di opere e di fatiche per il bene comune, venga avvertito una vergogna e giudicato dall’opinione pubblica una disonestà”. Vi auguro di essere portatori di speranza per molti che si rivolgono a voi cercando di rialzarsi da periodi difficili o per rilanciare la loro attività imprenditoriale. Benedico tutti voi. Benedico anche le vostre famiglie, i vostri cari. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie».

Il passo è tratto da “Rivoluzione cristiana”, che don Mazzolari scrisse tra la fine del 1943 e il 1944 con la speranza di pubblicarlo anonimo alla macchia. Un intento che non poté realizzarsi, prima a causa degli arresti che gli inflisse la polizia tedesca, poi a motivo della condanna vaticana. Il fondamento teologico della riflessione mazzolariana sulla “rivoluzione cristiana” sta nella dinamica dell’Incarnazione: la rivoluzione cristiana è portata da Cristo Rivoluzionario e non c’è vera rivoluzione senza di lui; per Mazzolari la prova cruciale della permanente vitalità del Cristianesimo consiste proprio nel suo saper essere fermento rivoluzionario nella storia contemporanea. Rimasto tra gli inediti conservati dalla sorella Giuseppina, il testo fu dato alle stampe nel 1967 per i tipi dell’Editrice La Locusta di Vicenza e poi riproposto da EDB nel 1995, che nel 2011 pubblicò l’edizione critica di Fulvio de Giorgi che ne riproduce per la prima volta il testo originale (tranne che per l’ultima pagina, evidentemente smarrita, per la quale sono state riprese le edizioni già pubblicate).

Un’altra citazione mazzolariana da parte di Papa Francesco c’era stata solo pochi giorni fa, in un contesto solenne e dal grande carattere ufficiale: l’omelia del Concistoro ordinario pubblico per la creazione dei nuovi cardinali celebrato nel pomeriggio di sabato 7 dicembre nella basilica di San Pietro in Vaticano. Parlando di ciò che deve animare il servizio da cardinali (l’avventura della strada, la gioia dell’incontro con gli altri, la cura verso i più fragili), il Santo Padre ha voluto richiamare «un grande del clero italiano, don Primo Mazzolari».

In questo caso la citazione è stata da “Tempo di credere”, meditazione sull’episodio evangelico di Emmaus (Lc 24,13-35) scritta dal parroco di Bozzolo nella seconda metà del 1940, sequestrata per ordine del Ministero della cultura popolare nel marzo 1941 e poi diffusa in forma clandestina. La pagina di Luca in cui Cristo si fa compagno di cammino, accostata al vissuto della Chiesa e del mondo, secondo Mazzolari diventa per il cristiano un pressante invito a condividere con ogni uomo le contraddizioni della storia. «Lungo la strada – ha detto il 7 dicembre il Papa rivolto ai cardinali citando don Mazzolari – è incominciata la Chiesa; lungo le strade del mondo la Chiesa continua. Non occorre per entrarvi né battere alla porta, né fare anticamera. Camminate e la troverete; camminate e vi sarà accanto; camminate e sarete nella Chiesa».

Lo scorso settembre anche la Presidenza della Conferenza episcopale italiana aveva ripreso un testo di don Mazzolari, il “Tu non uccidere”, a conclusione dell’Appello di pace.

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