La Messa per il 65° anniversario della morte del Parroco d’Italia è stata presieduta, a Bozzolo, dal vescovo di Trieste,
il cremonese mons. Enrico Trevisi

Sono passati 65 anni dalla morte di don Primo Mazzolari, avvenuta il 12 aprile 1959. Ma la sua testimonianza è viva più che mai. Soprattutto a Bozzolo, sua ultima parrocchia, dove domenica 7 aprile è stata celebrata la Messa in sua memoria, presieduta dal vescovo di Trieste, il cremonese mons. Enrico Trevisi, alla presenza del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, del parroco di Bozzolo, don Luigi Pisani, e di numerosi sacerdoti diocesani, tra cui don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni, postulatori per la causa di beatificazione di don Mazzolari.

E proprio l’auspicio che, «per l’anno del Giubileo che si avvicina», «il segno forte e chiaro di don Primo su temi attualissimi possa trovare il riconoscimento che attendiamo» è stato espresso dal sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio nel saluto sul sagrato prima della celebrazione, in cui ha voluto ricordare l’impegno di monsignor Trevisi sul versante educativo, con un ricordo particolare alla coincidenza della sua ordinazione sacerdotale a pochi giorni dalla proprio elezione alla Camera e alla sua «attenzione sostanziale a quell’importante palestra formativa dei giovani laici nella società civile» che portò a dar vita in diocesi a una scuola di alta formazione per l’impegno sociale e politico, «una vera e propria scuola che ha regalato al territorio energie e risorse per un impegno diretto nella vita politica e sociale», ha ricordato Torchio.

La Messa si è aperta con le parole di mons. Napolioni: «Il senso di festa prevale su ogni forma di distacco, di distanza, che la vita ci impone. Il compito del vescovo di Cremona oggi non è solo quello di salutare i “pezzi grossi”, ma anche quello di salutare i gioielli di famiglia, che non sono solo i sacerdoti o i preti che diventano vescovi, ma tutte le relazioni che si creano». Nelle parole del vescovo di Cremona anche il saluto alla Fondazione “Don Primo Mazzolari” rappresentata in particolare dal nuovo presidente Matteo Truffelli.

Nell’omelia, il vescovo Trevisi ha citato la testimonianza di don Primo Mazzolari, uomo di fede, anche travagliata, e paladino della pace. «Oggi c’è la guerra, c’è la possibilità di vedersi inondati di sfollati». «E per me, che sono a Trieste, sulla rotta balcanica, queste parole hanno un sapore particolare – ha raccontato Trevisi –. E allora, come diceva don Primo: “Non bisogna chiudere la porta a nessuno, ma bisogna vigilare”».

Un “coro a tre voci”, tra la missione di don Mazzolari, il mondo di oggi e il Vangelo del giorno. Come nella prima apparizione del Cristo risorto ai discepoli, «chissà se anche noi riusciamo ad assaporare la grande gioia di incontrare il Signore – ha detto il vescovo di Trieste –. La situazione odierna, come ai tempi di Mazzolari, ci fa trovare riuniti in un cenacolo, proprio come gli apostoli». E come Tommaso, che non crede finché non vede le ferite nelle mani del Signore, «anche noi sentiamo l’emozione del sentirci cercati da Gesù».

«Anche se ci sono lampi di Pentecoste, talvolta la fede è desolata – ha concluso mons. Trevisi –. Siamo quindi chiamati a questa testimonianza di fede, che fa fermentare la vita. E di cui Mazzolari ne è l’esempio».

L’omelia del vescovo Trevisi

L’Eucaristia si è conclusa con il saluto del parroco, don Luigi Pisani, e con il un momento di preghiera sulla tomba del Prete d’Italia, sepolto proprio all’interno della chiesa parrocchiale di Bozzolo.

Matteo Cattaneo
www.diocesidicremona.it

Domenica 7 aprile nella chiesa parrocchiale di Bozzolo sarà celebrata una solenne Eucaristia presieduta dal vescovo di Trieste, il cremonese Enrico Trevisi, alla presenza anche del vescovo di Cremona Antonio Napolioni. Una ricorrenza promossa dalla Parrocchia di Bozzolo e dalla Fondazione Don Primo Mazzolari in sinergia con la Diocesi di Cremona.