Domenica 6 dicembre, al termine delle manifestazioni per ricordare il Giorno dell’Unità nazionale e la giornata delle forze armate, si è tenuta la cerimonia di intitolazione di “Via Arturo Chiodi – giornalista e saggista”.

Hanno ricordato la figura di Chiodi il Sindaco di Bozzolo, on. Giuseppe Torchio, il Sindaco di Tornata, suo paese natale, Mario Penci e il figlio Ennio, particolarmente commosso per la dimostrazione di affetto e riconoscenza di tutta la cittadinanza bozzolese. Ha benedetto la targa il parroco don Luigi Pisani.

Arturo Chiodi, primo Presidente del Comitato scientifico della Fondazione Mazzolari e primo direttore della rivista Impegno, si è sempre considerato un figlio spirituale di don Primo. Come ricorda il figlio Ennio, Arturo Chiodi affermava: “Io a don Mazzolari, devo tutto quello che conta nell’affrontare la vita. Gli devo la mia formazione di uomo”.

La Fondazione Mazzolari è particolarmente grata e riconoscente per quanto Arturo Chiodi ha fatto per lo studio e la divulgazione del pensiero del suo maestro don Primo.

Qui di seguito il ricordo della Presidente della Fondazione Mazzolari, Paola Bignardi e dell’attuale direttore di Impegno, Gianni Borsa.


Per non dimenticare – di Paola Bignardi
La decisione della giunta comunale di Bozzolo di dedicare una via del paese ad Arturo Chiodi è quanto mai opportuna. C’è una storia mazzolariana che si dipana dentro la storia di questa comunità, e che ha da don Primo, sua origine, un’impronta indelebile, che contribuisce a fare l’identità stessa di Bozzolo: parrocchia e comune, comunità ecclesiale e comunità civile. La testimonianza e il magistero di don Mazzolari continuano a operare nel tempo ben al di là della sua vita e dei confini di Bozzolo, grazie all’impegno di quanti, avendone compreso il valore e la fecondità, hanno operato perché la sua eredità non andasse perduta e la sua testimonianza potesse continuare a parlare. Arturo Chiodi appartiene a quella generazione di “ragazzi di don Primo” che hanno fatto del compito di tener viva la memoria del loro parroco un impegno importante della loro vita, quasi una missione a servizio della qualehanno messo tempo, energie, professionalità, passione.
Li ha mossi la gratitudine per quel prete nel quale hanno intravisto un modo di essere cristiani e di vivere il ministero carico di passione e di autenticità; molti di loro hanno riconosciuto che ciò che sono diventati nella vita aveva lì le sue radici.
Li ha mossi anche quel senso di responsabilità verso le generazioni future, nel desiderio di lasciare anche a loro la possibilità di attingere a quel patrimonio di pensiero e di spiritualità che loro per primi avevano ricevuto.
Con don Piero Piazza, Arturo Chiodi diede vita alla Fondazione Don Primo Mazzolari. Don Piero ne fu il primo Presidente, Chiodi il primo responsabile del Comitato scientifico. È nata così l’avventura di un’istituzione alla quale Arturo Chiodi ha dato un contributo decisivo. Il compito della Fondazione è quello di conservare scritti, memorie, corrispondenza, perché la testimonianza di don Primo ha una sua materialità nei documenti: che nel tempo fosse possibile provare ancora l’emozione di vedere i manoscritti dei suoi libri, i quadernetti dei suoi appunti, i fogli sparsi su cui appuntava note e pensieri… Ma   questa sarebbe un’eredità muta, se non fosse accompagnata da qualcosa che la renda viva, coinvolgente, disponibile al di là della soglia dell’archivio e dei confini di Bozzolo. Occorreva mettere in circolazione questa ricchezza di intuizioni, di elaborazione, di esperienza. Non bastava il Notiziario che raccontava di incontri ed eventi; era necessario uno strumento di comunicazione più impegnativo che oltre a far circolare notizie facesse circolare pensieri e interpretazioni; che mettesse a disposizione di tanti il frutto delle ricerche e dello studio di quegli studiosi che avevano intuito il valore di un’esperienza che doveva andare al di là del tempo. Così è nato Impegno, con quel nome così mazzolariano, che echeggia Impegno con Cristo, una delle opere più significative della ricca produzione editoriale di don Primo.
Artefice di questo organo di comunicazione fu proprio Arturo Chiodi – che della rivista fu direttore dal 1989 al 2003 -, il quale avvertì come «dovere non “ritrovare” don Primo solo nella nostalgia dei ricordi, ma continuare a sentirlo come presenza viva e vivificante”: così scriveva Chiodi nell’editoriale del primo numero di Impegno. La rivista, già nell’idea originaria, non doveva servire solo a divulgare studi su Mazzolari ad opera dei diversi studiosi che si sono occupati della sua vicenda e del suo pensiero, ma a mettere il suo messaggio in dialogo con l’attualità ecclesiale e civile. Gli editoriali, nel periodo della direzione di Arturo Chiodi, parlano proprio di questo: problemi e temi dell’attualità, proposti nella luce dello spirito di don Primo. La Fondazione, e tutti coloro che avvertono il fascino della personalità e delle intuizioni di don Mazzolari, sentono gratitudine per l’impegno profuso da Chiodi, soprattutto per questa apertura sulla Chiesa e sul mondo, a partire dallo studio sempre più approfondito della figura del parroco di Bozzolo.


Tornare a Mazzolari – di Gianni Borsa
Tornare a Mazzolari, «presenza viva e vivificante» nella Chiesa e nella società. Era questa una convinzione forte e decisiva che ha accompagnato lungo tutto l’arco della vita Arturo Chiodi, fedele e intelligente figlio spirituale di don Primo. Un tratto che ne ha fatto uno studioso serio e un divulgatore appassionato del pensiero e dell’opera del parroco di Bozzolo, cittadina che finalmente onora lo stesso Chiodi con l’intestazione di una via.
Ho avuto modo di incontrare Chiodi negli ultimi tempi della sua esistenza terrena, per poi raccoglierne nel 2003 il testimone come direttore della rivista storica Impegno, da lui stesso immaginata e avviata assieme a don Piero Piazza, primo presidente della Fondazione Don Primo Mazzolari.
Nell’editoriale del primo numero della pubblicazione semestrale, apparso nel giugno 1990, si intravvedono le motivazioni profonde che avevano portato a Impegno, assumendo l’eredità della precedente Rassegna di religione e cultura.
«Da tempo si era parlato nelle riunioni del Comitato scientifico della Fondazione dell’opportunità di dar vita a una rivista che non si limitasse a render conto delle manifestazioni indette dovunque nel nome di Mazzolari, a dare informazioni sulle iniziative predisposte nel riferimento ai fini statutari della Fondazione stessa, a pubblicare alcuni testi e interventi di volta in volta collegati alle celebrazioni e alle rievocazioni mazzolariane». Chiodi annotava: «Si riteneva cioè che fosse giunto il momento di allargare e completare su piani diversi il discorso su Mazzolari: sul piano di un’esegesi più avvertita e rigorosa dei suoi scritti; su quello di un salutare approfondimento della “lezione” da lui trasmessa e depositata “a mo’ di lievito” nella comunità ecclesiale, nella società dei credenti e dei “lontani”, nella cultura cattolica di questo secolo; su quello della presenza nell'”adesso” di ogni nostro giorno, delle sue anticipazioni profetiche, della sua teologia ecumenica, della sua nozione del cristianesimo sociale, delle connotazioni che egli fissava all’impegno pubblico   e civile, del coraggio che chiedeva alle tanto attese “avanguardie cristiane”». Era «nostro dovere non “ritrovare” don Primo solo nella nostalgia dei ricordi, ma continuare a sentirlo come presenza viva e vivificante. Tornare a Mazzolari, dunque, come si torna ai grandi del pensiero cristiano in un rapporto di rilievo “storico”: quello che oramai compete a un così alto protagonista della vicenda religiosa e umana del nostro tempo».
Nello stesso articolo, Arturo Chiodi aggiungeva: «Pensavamo che fosse giunto anche il momento non solo di riproporre l’attualità del messaggio di Mazzolari, ma di stimolarne soprattutto il fermento nella cultura contemporanea italiana, solitamente negligente, riportando a quella unità di misura la più seria riflessione, giudizi più pertinenti sulla condizione civile, sociale, religiosa di quello spicchio di umanità in cui siamo destinati ad esprimere la nostra personale testimonianza». Da queste considerazioni «era partita la Rassegna di religione e cultura che oggi prende il nome di Impegno. Il termine impegno – specificava il giornalista – è inscindibile dall’opera, dalla testimonianza, dal pensiero, dalla vita stessa di don Primo».
Se si scorrono le prime tredici annate della rivista, tuttora pubblicata dalla Fondazione, vi si trovano gli editoriali, per lo più firmati “a.c.”, in cui Chiodi tratta di chiesa, ecumenismo, pace, solidarietà, politica italiana, scenari internazionali. Traspare una coerente volontà di riproporre e di “riscoprire” Mazzolari, con un mix tra dovere della memoria e costante tentativo di fedele attualizzazione, ovvero di rilettura mazzolariana alla luce dei tempi nuovi. Qualche titolo degli editoriali di Chiodi suona emblematico: Memento per i cristiani laici: essere “di più”; Corsi e ricorsi sulla strada dell’impegno. E adesso, da capo; “Non possiamo tacere” (sulla guerra nei Balcani); Il travaglio del credente nell’inquietudine dei tempi; Bisogno di religione, esigenza di spiritualità.
Impegno aveva dedicato uno “speciale” allo scomparso Arturo Chiodi (80 anni in prima linea tra giornalismo e passione politica, n. 2, dicembre 2003). La rivista prosegue oggi il suo cammino cercando di rimanere nella linea indicata dal fondatore e primo direttore, al quale la Fondazione Mazzolari è grata e deve molto.

A Bozzolo, domenica 6 novembre, in mattinata, nel corso delle cerimonie civili e religiose del 4 Novembre, il tronco iniziale di via Poerio che fiancheggia l’ingresso secondario della caserma dei carabinieri, verrà intitolato “via Arturo Chiodi – giornalista e saggista”.

Arturo Chiodi, nato a Romprezzagno nel 1920 e mancato il 12 settembre 2003 è stato “discepolo e amico di don Primo Mazzolari” ed è stato il primo presidente del Comitato scientifico della neonata Fondazione Mazzolari nonché direttore responsabile della rivista Impegno.