Nel pomeriggio di venerdì 14 giugno sotto la loggia del Comune l’incontro inaugurale della rassegna con la relazione di Paolo Ruffini

La Chiesa di oggi ha la sfida di trovare parole in grado di comunicare la Parola. Quel messaggio da rivolgere ai giovani, a se stessa, alla tutela dell’ambiente. E don Primo Mazzolari, «poeta innamorato di Dio e del prossimo», come l’ha descritto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede, «di parole ne sceglieva sì asciutte e coraggiose, ma in grado di parlare ancora oggi perché figlie di una fede schietta, esigente e dell’aver incontrato, camminato, aspettato con la forza e la fragilità del cuore».

Proprio l’intervento di Ruffini ha aperto la “Tre giorni Mazzolariana”, la manifestazione dedicata al parroco di Bozzolo, giunta alla quinta edizione e inaugurata nel tardo pomeriggio di venerdì 14 giugno sotto la loggia del Comune di Bozzolo.

L’incontro di apertura della rassegna, organizzata dall’associazione Isacco e patrocinato dalla Parrocchia, dal Comune e dalla Fondazione Don Primo Mazzolari, ha visto la partecipazione dell’on. Bruno Tabacci, già sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri del governo Draghi, con Fabrizio Binacchi, giornalista e capo redattore centrale di Rai Vaticano, nel ruolo di moderatore.

All’appuntamento hanno preso parte anche Ildebrando Bruno Volpi dell’associazione Isacco, Matteo Truffelli (presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo), il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio, il vescovo Antonio Napolioni e il parroco di Bozzolo don Luigi Pisani, i quali hanno ringraziato i presenti e gli organizzatori del progetto di attualizzare il messaggio di don Primo nella contemporaneità.

«Prima delle sfide del Cristianesimo, occorre che il Cristianesimo sia una sfida a se stesso – ha detto Napolioni nei saluti iniziali –. Prima di raccogliere le sfide del mondo, è il Vangelo che sfida noi stessi a capire se siamo cristiani: don Primo ha speso innanzitutto la sua fede, la sua vita e la sua intelligenza in questa ricerca di autenticità. Perché non ci sia un falso Cristianesimo che non parla e non dice niente a nessuno. In questo senso c’è un grande futuro per il Vangelo, che genererà il cristianesimo di adesso e degli “adesso” che verranno».

Argomenti di interesse comune, come ha ricordato Tabacci con toni appassionati nella sua introduzione, proprio come quella politica che don Primo definiva «“una delle forme più alte della carità”». Tabacci ha ribadito, infatti, come il parroco bozzolese fosse «assolutamente consapevole dell’importanza» e soprattutto «della potenza» della parola, oltre che uomo d’azione. «Don Primo è stato l’esempio di come essa possa essere usata per costruire, per unire, per ispirare»; insomma, «un mezzo di trasformazione sociale e denuncia».

L’intervento di Bruno Tabacci

Proprio di questa sua forza nelle parole ha parlato Ruffini, mescolando ricordi personali e famigliari con le frasi del sacerdote. Un «pacifista combattente», un «contestatore obbediente» in grado di parlare alla nostra vita, ai nostri «tradimenti quotidiani», perché «ha percorso la strada del cuore, “uno che ha cercato di cambiare la Chiesa e il mondo attraverso l’amore appassionato e la dedizione incondizionata stando nel suo tempo, nel suo adesso”». Un prete attento all’uomo e non alle ideologie, le cui parole autorevoli, scaturite dalla forza dal Vangelo e dotate di senso perché rivolte come un servizio, «erano franche, credibili, coraggiose e capaci di leggere i segni dei tempi e anche le mancanze e le sofferenze». Frasi che «nessun algoritmo avrebbe saputo scrivere», sebbene precorresse i tempi e forse non furono capite. «Noi adesso siamo in un altro tempo – ha concluso il prefetto del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede – e dobbiamo seguire queste sue parole».

L’intervento di Paolo Ruffini

Il pomeriggio si è poi chiuso con l’intervento del prof. Giovanni Salmeri, docente di Storia del pensiero teologico presso l’Università Tor Vergata di Roma, con un dibattito sul futuro del Cristianesimo.

L’intervento di Paolo Salmeri
Tabacci, Ruffini, Binacchi, Volpi, Truffelli
Garlaschelli e Salmeri
Matteo Truffelli
mons.Antonio Napolioni
Ruffini, Tabacci, Binacchi
Paolo Ruffini

Nel pomeriggio di sabato 15 giugno nel giardino di Palazzo Casalini l’incontro con Cristina Simonelli e Andrea Grillo

La rassegna è proseguita nella giornata di sabato 15 giugno: alle 11 nella chiesa di San Francesco Sandra Manzella, conversando con Stefano Albertini, ha presentato il suo libro Gerusalemme ancora; nel pomeriggio, alle 16 Davide Barilli, con Diletta Pasetti, ha parlato della sua opera Tra sacro e profano. Raccontare Cuba tra demoni e santi, e Martine Gilsoul, ancora con Stefano Albertini, ha spostato l’attenzione su Maria Montessori. Una vita per i bambini.

Alle 18, a Palazzo Casalini, i teologi Andrea Grillo e Cristina Simonelli hanno approfondito il tema di “Una Chiesa di donne e uomini”. Ha moderato la discussione Roberto Maier.

Alle 19.30 è stata messa in scena la rappresentazione musicata dell’omelia di don Primo Mazzolari “Fratello Giuda”, eseguita dal gruppo musicale “Plus a duo”.

Gli interventi di Cristina Simonelli e Andrea Grillo
Grllo, Maier, Simonelli
il pubblico

Nel pomeriggio di domenica 16 giugno gli incontri con Roberto Maier e Riccardo Torelli e a seguire con don Bruno Bignami

Domenica 16 giugno, alle 17.30, alla Casa della Gioventù, Roberto Maier e Riccardo Torelli sono intervenuti con la relazione “Per un etica della terra. Alleanze per la sostenibilità”

Gli interventi di Roberto Maier e Riccardo Torelli

«Cara terra non è solo l’analisi di un piccolo mondo antico» da parte di un sacerdote «contadino nell’animo»; così come «chiave di evangelizzazione» è la relazione tra i lavoratori e la terra e le riflessioni da essa scaturite. Per don Bruno Bignami è «la prospettiva di un’acquisizione di qualcosa che è parte integrante di una spiritualità che abbiamo rischiato di perdere e che oggi, invece, è essenziale se vogliamo sopravvivere dentro l’epoca della crisi ecologica»: ovvero «tra l’abitare e possedere il terreno».

Il commento alla raccolta postuma di don Mazzolari da parte del sacerdote cremonese postulatore della causa di beatificazione di don Primo e direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per i problemi sociali e il lavoro, presentato da Stefano Albertini, ha chiuso nel pomeriggio di domenica 16 giugno a Bozzolo la quinta edizione della Tre giorni Mazzolariana, rassegna dedicata al pensiero dell’illustre parroco di Bozzolo.

Don Bignami ha riepilogato l’evoluzione del pensiero mazzolariano su una dimensione così vicina a lui, sia per le sue origini sia per la realtà e spiritualità delle persone con cui ebbe a che fare durante la propria predicazione.

Un mondo, quello conosciuto e vissuto da don Mazzolari, che ora non c’è più, ma risulta ancora attuale nella sua prospettiva ecologica e di annuncio del Vangelo, perché «Mazzolari ha consapevolezza che la terra parla, ha un legame profondo con la vita; allora con ciò significa che il Vangelo è già presente dentro la vita delle persone». La campagna è «maestra di spiritualità», crea una relazione profonda con gli uomini, in qualche modo persa nella modernità. «Quella capacità di interagire e sentirsi parte di essa: questo è l’elemento che Mazzolari in qualche modo avverte come necessario», ha spiegato don Bignami. Allo stesso tempo quel legame don Primo lo rilegge «in maniera opportuna e intelligente» sia nella difesa del suolo dalla «devastazione della guerra», sia nelle relazioni pastorali e umane dei braccianti.

La vicinanza di don Primo ai lavoratori della terra, infatti, si può spiegare non solo per le trasformazioni storico-economiche della campagna negli anni Venti, ma perché «il contadino ha la prospettiva legata alla realtà», perché è nella terra «che si recupera la dignità della persona».

Una rivendicazione che si esprime anche nelle battaglie di don Primo a difesa del lavoro dei braccianti, «cercando di risolvere il problema delle preoccupazioni del guadagno da parte del mediatore, cioè il proprietario, e del sopravvivere del bracciante e lavoratore», per il quale la campagna «a conduzione famigliare» era «l’unica fonte di sostentamento». Una riflessione che anticipò quella attuale della prospettiva ecologica, espressa nella Laudato si’ di Papa Francesco, ovvero del rapporto con la creazione «che non era un semplice rapporto di consumo», ma di comunione.

E poiché don Primo ha frequentato quei luoghi dell’esperienza umana fatta di cascine e grandi famiglie – e quindi «abilitato a parlarne per esprimere il messaggio del Vangelo» -, secondo don Bignami il linguaggio contadino diventa quello più utilizzato dal parroco bozzolese «per spiegare cos’è la pastorale e la vita cristiana», affinché gli agricoltori potessero farlo loro, «proprio come Cristo “contadino”» che utilizzò le parabole per comunicare la Parola.

Questa visione di un «Cristianesimo contadino», insomma, è il modo con cui don Primo «rilegge la sua fede cristiana in questa esperienza terrena di fondo», vissuta come «uomo della terra» e «fratello contadino».

Scriveva infatti che «molti non sanno che i contadini guardano alla religione come alla vanga, il carretto, al cavallo, alla mucca. Se non entra nel loro sistema di vita, se come le altre cose non serve a vivere e capire, la rifiuta. Il contadino vuole vedere, toccare, vuole certezze tra tante incertezze». Serve in definitiva, secondo don Primo, riprendere quella prospettiva di uno sguardo lontano tipico dell’uomo di campagna, «nel seme di oggi c’è la raccolta di domani», di un modo di vivere la realtà come reciprocità tra uomo e creato.

L’intervento di don Bruno Bignami
Maier e Torelli
don Bruno Bignami

con la collaborazione di Jacopo Orlo da www.diocesidicremona.it

Anche quest’anno la “3 giorni Mazzolariana”, giunta alla 5° edizione e organizzata dall’Associazione ISACCO con il patrocinio, tra gli altri, di Parrocchia e Comune di Bozzolo e della Fondazione Mazzolari, proporrà una serie di incontri ed eventi su temi di grande attualità.

Il titolo già accattivante “Le sfide del Cristianesimo” vuole appunto richiamare l’attenzione sui temi della comunicazione, del futuro del cristianesimo, della Chiesa di uomini e di donne e della sostenibilità ambientale.

Sul tema della comunicazione interverrà Paolo Ruffini, Prefetto del dicastero della comunicazione della Santa Sede; sul futuro del cristianesimo il teologo Giovanni Salmeri. Sulla Chiesa di uomini e donne il teologo Andrea Grillo e la teologa Cristina Simonelli, mentre sui temi della sostenibilità il teologo Roberto Maier e il ricercatore Riccardo Torelli.

Oltre a questi incontri sono previsti momenti musicali e di recitazione su testi e discorsi di don Primo.

Tutte le manifestazioni si svolgeranno a Bozzolo dal 14 al 16 giugno come da programma sotto riportato.